presS/Tletter n.29-2007
LA STORIA IN PILLOLE di Rossella de Rita
Che cos’è l’usura?
Nel lessico contemporaneo il termine usura indica il prestito di denaro a tassi d’interesse molto elevati, considerati eccessivi e illegali.
Il suo significato si è modificato nel corso dei secoli in relazione alle dottrine morali del tempo e alle condizioni oggettive dell’economia e della società.
Nella Bibbia l’usura è ripetutamente condannata quando è praticata nei confronti della propria gente mentre è accettata nei confronti dello straniero.
Il problema dell’usura venne a porsi in maniera sempre più prorompente a partire dal Basso Medioevo, quando la ripresa dei commerci, la maggiore liquidità e quindi una più incisiva circolazione del denaro riproposero il problema del prestito ad interesse. Inizialmente in base al comandamento evangelico “muutum date nihil inde sperantes” (Luca 6,35) era opposto il più rigido divieto ad ogni forma di prestito di denaro che comportasse anche il più tenue degli interessi. Gli unici a cui era riconosciuta formalmente la possibilità di esercitare attività creditizia, indispensabile anche all’economia di quei tempi, erano gli ebrei, la cui azione era comunque regolata dai governi attraverso la determinazione di un tasso avente valore legale. Il divieto era però aggirato con vari espedienti: era praticata la vendita con patto di riscatto in cui la differenza tra il prezzo d’alienazione e quello di riscatto rappresentava, di fatto, l’interesse; l’interesse richiesto poteva essere fatto passare per un atto di donazione; si fissava una penalità per il ritardato pagamento registrando nell’atto una data di restituzione precedente a quella realmente pattuita.
Le costanti trasgressioni ai divieti e le esigenze di un’economia in movimento portarono la Chiesa a cominciare ad attenuare le sue posizioni contro la richiesta di un interesse e a distinguere tra prestito alla produzione e prestito al consumo. Con sottili argomentazioni si pervenne a giustificare l’interesse nei prestiti accordati ad operatori economici mentre continuava ad essere proibito il compenso pagato per i prestiti al consumo.
Le argomentazioni a favore del pagamento di un piccolo interesse erano di diverso genere e andavano dalla constatazione pratica dell’impossibilità di concedere credito gratuitamente senza perdere, in breve tempo, il capitale iniziale, all’affermazione che il credito era un dovere politico, sociale e religioso in quanto espressione di carità cristiana nei confronti di una comunità nel suo insieme. Le accuse d’usura erano viste come ipocrite in quanto ignoravano volutamente gli alti tassi praticati dai prestatori pubblici e privati che gettavano in stato d’indigenza chi era costretto a ricorrervi. Fautori della possibilità di richiedere un modico interesse sul denaro prestato furono i francescani che concentrarono la loro predicazione verso due obiettivi: smantellare il sistema di credito praticato dai banchi ebraici; arrivare alla fondazione d’istituti il cui compito era quello di offrire piccole somme in prestito, sotto la forma del credito su pegno e soddisfare quindi anche le esigenze del credito al consumo. La campagna antiebraica, che derivò dalla predicazione francescana, affondava le sue radici in un contrasto profondo che nel XV secolo opponeva due diversi sistemi di concepire una società in senso economico. Due concezioni si ponevano a confronto: quella ebraica, che vedeva la superiorità del commercio sulla finanza; l’etica francescana, che li vedeva entrambi come i passaggi fondamentali per una società cristiana, in cui i concetti d’uso e di proprietà di un oggetto dovevano essere scissi.
La crociata combattuta dai francescani contro i prestatori ebrei, sarebbe stata indotta dalla necessità di contrastare il potere politico ed economico che le comunità israelitiche avevano acquistato negli ambiti cittadini, nel timore che potessero utilizzarlo per condizionare la politica e l’economia dei governi locali. L’istituzione dei monti di credito su pegno, avvenuta a partire dal XV secolo doveva servire a soddisfare le esigenze di un  ceto medio emergente, i cui interessi economici erano fatti propri dai francescani che si sono posti a protezione e crescita delle economie mercantili.