
presS/Tletter n.31-2007
LA STORIA IN PILLOLE di Rossella de Rita
Rivoluzione comunale e cittadina e la nascita dell’Europa
L’Europa quale noi la concepiamo, non solo come espressione geografica ma come unità culturale ed economica, emerge lentamente e faticosamente nei secoli dell’alto medioevo. In quel periodo, infatti, le invasioni musulmane del VII e dell’VIII secolo strapparono dal tessuto europeo le province del Nord Africa e del Medio Oriente, inoltre la diffusione del Cristianesimo nell’Europa del Nord pose le basi per rapporti e contatti più frequenti tra Nord e Sud sul piano culturale, politico ed economico.
Fu una fase di gestazione lunga che durò più di cinque secoli durante i quali l’Europa si poneva come terzo o quarto mondo rispetto a sistemi culturalmente più raffinati ed economicamente e tecnicamente molto più evoluti quali Bisanzio, l’Islam, la Cina. I geografi arabi per molto tempo non dimostrarono interesse alcuno per i territori dell’Occidente europeo, considerato barbarico.
In questi territori stava però iniziando un vasto e plurisecolare processo di sviluppo economico destinato a capovolgere i rapporti di forza economici e tecnologici tra l’Europa e il resto del mondo. Il vero cambiamento, lo sviluppo in senso economico dell’Europa avviene con quella che potremmo chiamare la rivoluzione comunal-cittadina dei secoli XI e XII. La guida della società fino a quel momento era nelle mani del clero e della nobiltà ed entrambi appartenevano alla classe dei grandi proprietari fondiari. Con la rivoluzione comunale e cittadina protagonista della società diventa il grande mercante che in se racchiude anche le qualifiche d’imprenditore manifatturiero e banchiere. Egli riesce a porsi ai più elevati gradini della scala sociale, assumendo il controllo delle comunità e identificando gli interessi dello Stato con quelli del proprio ceto.
Nell’ambito della storia dell’Umanità lo stravolgimento è molto profondo in quanto fino a quel momento la stragrande maggioranza delle società umane sono state dominate dal ceto dei grandi proprietari fondiari.
L’affermarsi al potere degli interessi mercantili e manifatturieri complica e rende molto più complessa la struttura sociale. Accanto ai grandi proprietari terrieri si pongono quindi i grandi mercanti e a loro non si contrappone più soltanto la plebe ma si pongono vasti ed articolati ceti intermedi tra cui artigiani e professionisti.
A partire dall’XI secolo in Europa cambiano profondamente rispetto al resto del mondo le forme organizzative e le istituzioni. Vennero ad essere maggiormente tutelate le libertà individuali attraverso l’esistenza di una pluralità d’istituzioni in campo politico e culturale. La libertà venne sempre più tutelata attraverso una giustizia codificata e oggettiva e un’autorità pubblica sempre più in grado di far rispettare la legge. La libertà di pensiero e d’intrapresa furono alla base di un progresso economico che si autososteneva e di una molteplicità di realtà economiche che produssero concorrenza e il miglioramento nell’uso delle risorse.
Lo sviluppo iniziato in questo periodo ebbe un alto contenuto tecnologico che investì ogni settore della produzione economica e ogni paese d’Europa: dal Tirolo al Portogallo, dall’Italia all’Inghilterra alla Scandinavia. I rapporti di forza tra l’Europa occidentale e il resto del mondo ne risultarono stravolti. Con la fine del Duecento e nel Trecento l’Europa era pervenuta a produrre beni e servizi che gli altri paesi non sapevano produrre o producevano in maniera meno efficiente. I secoli quindicesimo e sedicesimo videro il trionfo della tecnologia navale europea e aprirono l’età del predominio tecnologico, economico e militare dell’Europa sul mondo. La Rivoluzione scientifica del Seicento e la successiva Rivoluzione industriale acuirono in maniera notevole il gap tecnologico e la supremazia economica.