presS/Tletter n.32-2007
LA STORIA IN PILLOLE di Rossella de Rita
L’organizzazione capitalistica
Il XX secolo ha visto fronteggiarsi due grandi sistemi economici: il sistema economico capitalistico e il sistema economico socialista. Ciascuno di questi sistemi si è sviluppato a partire da basi geografiche determinate e incontra quindi condizioni variate secondo le strutture già esistenti.
L’organizzazione capitalistica è il prodotto dell’evoluzione economica dell’Europa occidentale a partire dalla fine del Medioevo ed è fondata sul principio della libera concorrenza e dell’iniziativa individuale. Il settore di produzione principale è quello industriale a cui si accompagnano lo sviluppo del settore commerciale, indispensabile per gli scambi, e quello agricolo data la possibilità di produzione a più forte rendimento. L’introduzione del sistema capitalistico di produzione ha quindi comportato, a seguito della creazione della grande industria, una completa trasformazione degli altri settori economici. Lo scopo perseguito dall’impresa, protagonista del sistema, è la realizzazione dei più ampi margini di profitto possibili. Le imprese che realizzano i più alti profitti tagliano fuori dal mercato le più deboli, le eliminano o le assorbono, quindi l’evoluzione storica sbocca nella progressiva riduzione del numero delle imprese o nella costituzione di monopoli.
I mercati iniziali appaiono ben presto troppo piccoli e dagli iniziali mercati regionali si passa, già alla fine del XIX secolo, ai mercati nazionali e internazionali e si registrano le prime crisi di sovrapproduzione. Lo sviluppo industriale europeo diviene inseparabile da una politica economica d’espansione. Il principio fondamentale diviene l’organizzazione di un mercato in cui le metropoli europee divengono specializzate nella produzione industriale, supportate dalla produzione di materie prime e di derrate alimentari e di consumo che avviene nei paesi coloniali e subordinati. Il mondo si trova diviso in due settori: quello dei paesi industriali imperialistici dell’Europa occidentale, quello delle colonie di sfruttamento e delle colonie di popolamento. Le colonie di sfruttamento sono paesi di popolamento autoctono, con un’economia e una struttura sociale arretrata rispetto al paese dominante, che devono fornire, all’economia industriale metropolitana, prodotti grezzi agricoli o minerari e un mercato di consumo d’oggetti poco costosi distribuiti in serie, a popolazioni numerose ma con scarso potere d’acquisto. La sistemazione delle infrastrutture in questi paesi fa sÏ che diventino anche proficui mercati d’investimento per i capitali della madre-patria. Questo sistema si evolve all’interno del XX secolo per cui dal colonialismo vero e proprio si passa al semicolonialismo in cui la potenza industriale si accontenta di garanzie di fedeltà politica ed economica per investire in un paese straniero e stabilirvi il dispositivo coloniale classico, con l’aiuto di un governo interessato finanziariamente al successo dell’operazione. L’esempio più classico in questo senso è offerto dai rapporti esistenti tra gli Stati Uniti d’America e gli stati produttori di petrolio dell’America latina o del Medio Oriente. Il buon funzionamento del sistema riposa sull’eterno divario tra lo sviluppo economico e tecnico del paese dominante e quello della colonia.
L’evoluzione delle colonie di popolamento è diversa e soprattutto più rapida, ma non uniforme. Un primo gruppo di paesi si è evoluto molto rapidamente ad immagine dell’Europa verso un’economia industriale. Esso comprende in primo luogo gli Stati Uniti dell’America del Nord, il Canada, l’Australia, la Nuova Zelanda. Il secondo gruppo, di cui ricordiamo il Brasile e l’Argentina, occupa una posizione intermedia tra i paesi semicoloniali e i precedenti.
Il caso più suggestivo è quello degli Stati Uniti, che da colonia della Gran Bretagna sono divenuti a loro volta un paese aspirante alla dominazione mondiale e condotto ad una politica d’espansione attiva dalla pressione della sua economia nazionale. Lo sviluppo dell’economia capitalistica ha incontrato in America condizioni eccezionali: vasti spazi, terre gratuite, risorse energetiche e minerarie in quantità di molto superiore a quelle godute in Europa, un apporto di forza lavoro a basso costo continuamente rinnovata dall’immigrazione. Le tecniche americane e le installazioni produttive sono il risultato della proiezione sul Nuovo Mondo del frutto di parecchie generazioni di ricerca scientifica e d’investimenti europei. Due guerre mondiali, rovinando una parte delle installazioni europee, riducendo le riserve finanziarie dell’Europa occidentale, portando all’enorme accrescimento delle commesse passate all’economia americana, hanno finito per fare dell’economia statunitense la più forte economia capitalistica del mondo del XX secolo.