presS/Tletter n.36-2007
LA STORIA IN PILLOLE di Rossella de Rita
Le origini del capitalismo industriale nel Lazio
Alla fine dell’Ottocento la costituzione della nuova Italia pose una serie di problemi, legati al diverso sviluppo delle regioni che erano confluite nel medesimo territorio, sotto un’unica amministrazione. Uno dei problemi più evidenti era il diverso sviluppo industriale tra il nord e il sud d’Italia.
Roma nel suo ruolo di capitale si rivelò, fin dall’inizio, un buon bacino di raccolta d'iniziative imprenditoriali, provenienti, per la maggior parte, da uomini e capitali delle zone settentrionali della penisola, che scelsero Roma per le sue funzioni istituzionali, perché la capitale era il centro degli affari e il luogo d'incontro degli interessi nazionali. La crescita economica legata a questi nuovi investimenti non andò oltre l'ambito provinciale, escludendo il resto del territorio regionale, che presentava caratteri di profonda arretratezza.
Diverse società portarono a Roma i primi elementi di un capitalismo moderno che intaccarono in maniera definitiva, la struttura produttiva romana, dal carattere ancora artigianale. La società Bombrini-Parodi Delfino, operante nel campo dei prodotti chimici, rappresentava, ad esempio, in età giolittiana, il primo esempio di società destinata ad espandersi secondo gli schemi della grande industria moderna e avanzata, caratterizzata da ampie dimensioni e massiccio impiego di capitali.
Gli anni tra le due guerre offrirono, però, maggiori occasioni d'investimento, incentivate da un governo che s'impegnò per la crescita delle attività industriali della capitale. Le produzioni di forte interesse per il regime, quali le farmaceutiche, le chimiche, le meccaniche, solo per citarne alcune, crebbero rapidamente. Questi settori furono protagonisti di una rapida evoluzione che li aiutò ad uscire dalla forma della ditta per entrare nel vasto e multiforme complesso delle società: spa, sas, srl, arl, snc, aziende municipalizzate. La necessità, insita nel regime fascista, di ostentare se stesso, diede un forte impulso all’industria cinematografica italiana, che con Cinecittà e i suoi impianti si portò rapidamente ai livelli di quella americana.
Le società romane continuarono però ad avere un capitale limitato rispetto ai grandi gruppi azionari delle zone economicamente più avanzate della penisola. Nel territorio della capitale la dimensione delle società per azioni industriali era scarsa, testimoniando ancora una volta la mancanza nell'area d’elementi propri di un capitalismo industriale maturo. Questa connotazione, se pur negativa, non può però offuscare il dato di fatto che, nel periodo che va dall'età giolittiana alla seconda guerra mondiale, si generarono i primi elementi per la creazione di un tessuto produttivo industriale. Molte delle società nate in questo periodo riuscirono perfettamente a stare al passo con le più affermate società sul territorio nazionale.
La regione nel suo insieme deve invece aspettare gli anni Cinquanta del Novecento e l'intervento straordinario dello Stato, per trovare una sua dimensione economica, che si afferma solo verso la fine degli anni Settanta. A partire da questo momento matura un processo di sviluppo che coinvolge tutta la zona laziale, rendendo le diverse aree più omogenee tra loro. Il Lazio però conferma ancora una volta la sua natura particolare, fondando questa evoluzione soprattutto nel settore del terziario avanzato.