
presS/Tletter n.08-2008
LA STORIA IN PILLOLE di Rossella de Rita
Il commercio di contrabbando in età moderna
Nell’Europa dell’età moderna il commercio di contrabbando è stato una realtà tanto diffusa da avere importanti risvolti sul piano economico, politico e sociale. In una valutazione della consistenza dei traffici commerciali tra i diversi paesi non si può prescindere dal commercio di contrabbando senza rischiare di non cogliere la reale portata degli scambi.
Nel corso del XVI e XVII secolo il contrabbando è stato la risposta più naturale del mercato all’intervento dello Stato nell’economia. Ampiamente diffusi erano, infatti, all’epoca i principi del mercantilismo in base ai quali le industrie interne erano protette attraverso l’innalzamento di barriere doganali, ovvero dazi sull’importazione di merci straniere e l’esportazione di materie prime.
Il contrabbando servì ad intere nazioni. Tutti presero parte al contrabbando nelle colonie spagnole per eludere il monopolio spagnolo che consentiva la libertà di commercio ai soli castigliani e che stabiliva che il commercio con l’America poteva esser esercitato solo passando prima dal porto di Siviglia, e più tardi da quello di Cadice. Il contrabbando ebbe un peso notevole anche per l’Inghilterra se alcuni studiosi hanno potuto affermare che fra il XVII e il XVIII secolo il volume del commercio illegale del tè era uguale e talvolta maggiore di quello importato legalmente e la componente del commercio illegale del tabacco costituiva una larga fetta di quello nazionale.
Gli stati italiani preunitari si conformarono a quest’andamento. Nella Repubblica veneta, per esempio il contrabbando s’inseriva in tutti i problemi di produzione e di scambio. Attraverso i circuiti del commercio illegale si portavano lane fuori della provincia, gabbando i divieti degli statuti dell’arte cittadina e defraudando il dazio.
Nello Stato pontificio dove, nel corso del XVIII secolo, il commercio interno dei grani e dei cereali era vincolato per divieti di circolazione, per gli ammassi obbligatori e per i calmieri, e le materie prime che potevano servire alle industrie erano sottoposte a vincoli legislativi, gli operatori economici cercavano una via d’uscita alle penose condizioni del commercio attraverso il contrabbando, considerato un correttivo del sistema vigente, tanto che talvolta gli stessi governanti se ne servivano per procurarsi all’estero quanto loro conveniva. Si ritiene che fino ai primi anni del XIX secolo, il valore delle merci introdotte clandestinamente nello Stato pontificio fosse all’incirca pari alla metà delle importazioni legalmente sottoposte ad imposizione daziaria.
Nel Napoletano il contrabbando, specie quello del tabacco, ha sempre accompagnato il commercio legale al punto da diventare una delle caratteristiche della città partenopea dove l’immagine della città era, fino ai giorni nostri, imprescindibile dai banchetti di quanti vendevano sigarette di contrabbando (si ricordi anche il film Ieri, oggi e domani per la regia di Vittorio De Sica).