
presS/Tletter n.10-2008
LA STORIA IN PILLOLE di Rossella de Rita
La Rivoluzione Russa
Come fu possibile a Lenin e alla sua scarsa schiera di seguaci conquistare e conservare il potere contro la resistenza delle antiche classi dirigenti della Russia zarista, sostenute anche dagli Alleati?
Furono probabilmente due le cause fondamentali della Rivoluzione russa: la prima il sistema di governo zarista, la seconda la guerra mondiale.
Il sistema zarista spianò la strada al bolscevismo in diversi modi: esercitando una forte repressione sulle giovani classi medie, con la sua incapacità di soddisfare il bisogno di terra dei contadini, con il frequente uso della polizia nel reprimere i tentativi degli operai di organizzarsi. La Russia aveva un numero limitato di proletari, nel senso di operai industriali salariati, al momento della rivoluzione, con una prospettiva sfavorevole per i rivoluzionari che si consideravano discepoli di Marx. Aveva, però, un numero elevatissimo di diseredati, che non avevano radici né con la città né con la campagna. In confronto alla Gran Bretagna o alla Germania, alla Francia o all’America, la Russia aveva un numero più grande d’individui che vivevano perpetuamente al limite tra l’estrema povertà e l’inedia vera e propria, i quali “non avevano nulla da perdere se non le catene”.
L’economia e la società russe non erano in grado di affrontare l’enorme dispendio di risorse della guerra né a far fronte alla riorganizzazione e regolamentazione dei mercati imposta dalla guerra. In particolare, si rivelò difficile assicurare le forniture di derrate alimentari ai soldati e alle città industriali che producevano per la guerra, con un conseguente scontento generalizzato, soprattutto da parte di una popolazione che non era motivata a combattere. Questo scontento portò nel 1917 alla deposizione dello zar con la “rivoluzione borghese” che istituì il parlamento (la duma). Questo governò impersonò, però, l’irresolutezza e l’incapacità dei ceti medi anteguerra e, dichiarare la continuazione della guerra, fu probabilmente il suo più grave errore. Nel caos e scontento generale fu relativamente facile per la propaganda socialista di Lenin e del suo partito far breccia nel popolo, organizzato in consigli rivoluzionari (i soviet), che nell’ottobre del 1917 lanciarono l’attacco al governo borghese con la presa del palazzo d’Inverno a San Pietroburgo. Seguirono quattro anni di guerra civile, durante i quali la moneta venne eliminata e il commercio privato abolito, i lavoratori erano militarizzati e remunerati in natura, a livello di sussistenza, attraverso buoni acquisto, la produzione agricola era requisita, l’industria nazionalizzata. I risultati produttivi furono catastrofici: la produzione agricola e quella industriale scesero molto al di sotto dei livelli del 1913, le importazioni e le esportazioni scomparvero.
Agli inizi del 1921 Lenin decise di varare la Nuova Politica Economica (NEP) che pose fine al razionamento e alle requisizioni. La moneta fu reintrodotta, commercio e industria vennero liberalizzati per le piccole imprese e fu liberalizzata l’agricoltura. Solo le grandi imprese industriali ritenute strategiche (le industrie militari, i trasporti, la finanza e il commercio estero) erano sottoposte a decisioni centralizzate, mentre alle altre era lasciata una certa autonomia. Potevano firmare contratti autonomamente e seguire principi di ottimizzazione e di efficienza delle risorse, pagando allo Stato imposte sul reddito e sul patrimonio.
La NEP può essere definito come il primo esperimento di economia mista, in cui lo Stato svolge una funzione programmatrice generale e gestisce una serie di imprese nazionalizzate.
Sul piano produttivo ottenne risultati positivi nel permettere la ripresa dell’economia e recuperando anche sul piano del commercio estero, dove si doveva scontare anche l’atteggiamento ostile di molte nazioni occidentali. La Nep conteneva però alcuni difetti intrinseci e manteneva aspetti del sistema capitalistico inaccettabili a certi componenti del partito bolscevico che ebbero il sopravvento alla momento della morte di Lenin.