presS/Tletter n.29-2010
LA STORIA IN PILLOLE di Rossella de Rita
Roma capitale e la speculazione edilizia
In relazione alle prospettive d’incremento legate al suo nuovo ruolo di capitale, Roma divenne luogo d’investimenti nazionali, soprattutto di carattere speculativo, il cui fine era la formazione di rapidi profitti, che le conferirono un ruolo finanziario sempre più integrato con quello del resto del Paese e molto più ampio di quello rivestito nel recente passato. L’inserimento di Roma nel contesto nazionale innestò un processo di espansione bancaria incoraggiata dalle aspettative d’investimento collegate al nuovo ruolo di capitale. Nel giro di pochi anni la città divenne sede di una decina d’istituti bancari e società commerciali che ne alterarono completamente il mercato creditizio modificando la posizione degli istituti di credito locali, costringendoli a ridefinire i loro ruoli. La necessità di adeguare il tessuto urbano al suo nuovo ruolo, la volontà di non fare della città un centro industriale, per il mantenimento della pace sociale, incanalarono gli investimenti verso il settore edilizio, convogliando a Roma capitali sia italiani sia esteri.
La particolare situazione passata e l’urgenza di dotare il Regno di una capitale adeguata, costrinsero il governo italiano a emanare una serie di provvedimenti speciali. Nel 1881 fu promulgata la legge che stabiliva il concorso governativo per l’attuazione del piano regolatore di Roma e per l’esecuzione di una serie di opere pubbliche. Grazie alla legge il mercato di Roma, che già aveva suscitato l’attenzione di grandi gruppi, venne a porsi all’attenzione dei circoli finanziari italiani ed esteri, dove i titoli del comune di Roma e quelli delle grandi società immobiliari erano molto ricercati. La legge poneva come condizione, per i finanziamenti governativi la preparazione da parte del comune di un piano regolatore edilizio. Tale piano fu approvato nel 1883 ma in realtà era stato plasmato sulla base dell’iniziativa privata. La proprietà delle aree fabbricabili romane era concentrata nelle mani di pochi gruppi che da subito cercarono di modellare il futuro con acquisti, costruzioni abusive e pressioni di ogni genere. L’attenzione si concentrò sul quartiere Prati di Castello dove si cercò di preparare l’edificazione di un nuovo quartiere, nonostante la zona dovesse rimanere estranea al piano regolatore. Si cominciarono a costruire palazzi e a tracciare strade, che non rispettavano il progetto del comune ma valorizzavano e portavano i prezzi dei terreni a cifre elevatissime. Il quartiere Prati si pose così, ipso facto, al centro del nuovo piano regolatore. I proprietari dei terreni si batterono affinché sorgesse nella zona il Palazzo di giustizia, imponendo condizioni per la sua esatta ubicazione. Quanto avvenuto in Prati, aprì la strada al medesimo atteggiamento in altre zone, dove il comune era messo di fronte a edifici costruiti e strade tracciate, imponendo quindi la concessione dei servizi pubblici. Questa pressione fu possibile grazie alla concentrazione delle aree fabbricabili in poche mani, soprattutto di alcuni gruppi finanziari, che avevano ereditato le posizioni occupate nel passato dalla manomorta ecclesiastica. Il connubio tra questi e le grandi banche che detenevano il mercato, come la Compagnia fondiaria italiana, la Banca Generale, la Banca Romana, la Tiberina, la Generale Immobiliare, monopolizzarono il mercato edilizio. Il vertiginoso aumento dei prezzi dei terreni e delle abitazioni attirò un crescente volume di capitali verso il settore edilizio dando impiego non solo a gran parte della popolazione romana ma utilizzando anche molti degli immigrati che erano giunti in città. La speculazione, che era cominciata sin dagli anni ‘70 ma ebbe il suo apice negli anni ‘80, non tenne però conto né del ritmo di formazione del reddito né dell’andamento e della qualità della domanda, creando un forte divario tra prezzi dei nuovi alloggi e disponibilità dei consumatori. Sul finire del decennio una gravissima crisi coinvolse, non solo il settore edilizio ma, tutte le produzioni a esso direttamente o indirettamente collegate e investì molti istituti bancari, che si erano largamente impegnati nel finanziamento delle operazioni d’acquisto. La crisi aggiunse i suoi deleteri effetti alla più generale recessione economica che negli anni ‘80 colpì gran parte dell’Europa travolgendo i settori produttivi e il commercio.