presS/Tletter n.07-2011
LA STORIA IN PILLOLE di Rossella de Rita
La Camera del Lavoro di Roma
La Camera del Lavoro di Roma fu costituita nel 1892 e fu il risultato del prevalere delle forze più moderate nella gestione del movimento operaio romano, in contrapposizione alle correnti rivoluzionarie e anarchiche che fino a quel momento avevano diretto le proteste dei lavoratori.
Il nuovo organismo cominciò la sua attività all’insegna di una forte prudenza, attento a muoversi in un ambito che non andasse in aperto conflitto con l’autorità costituita, imponendo persino il divieto, sancito dallo statuto, di discutere nelle riunioni di argomenti politici.
Le spinte verso una svolta a carattere socialista divennero però sempre più forti e sempre più si imponeva l’idea della necessità di una politica che portasse alla conquista dei pubblici poteri. Il conflitto con il governo divenne evidente e aspro, tanto che, nel 1897, la Camera fu sciolta dal Prefetto, con l’accusa di fomentare gli scontri e la lotta di classe. Si ricostituì nel 1900 e nel 1907 partecipò al blocco elettorale che decretò l’elezione di Ernesto Nathan, quale sindaco di Roma.
Cominciò un periodo di collaborazione con le istituzioni e la classe borghese che non mitigò, però, le discussioni interne che, divennero particolarmente accese dopo l’uccisione di alcuni operai, da parte della forza pubblica nel 1908. Il 2 Aprile, infatti, durante i funerali di un muratore, morto in un incidente sul lavoro, si verificarono degli scontri in Piazza del Gesù, che provocarono quattro morti. Le organizzazioni dei lavoratori proclamarono lo sciopero generale in segno di protesta e di lutto. Questo episodio pose Nathan di fronte a una situazione politicamente difficile che gli valse l’ostilità dei movimenti operai e socialisti e aprì un aspro confronto in seno alla Camera del Lavoro. I disaccordi si acuirono ancor più, alcuni anni più tardi, nei riguardi dell’atteggiamento da tenersi di fronte all’impresa coloniale in Libia e ancora più lacerante fu la contrapposizione sull’atteggiamento da assumere di fronte all’entrata in guerra dell’Italia. La Camera del lavoro si divise in due tronchi tra interventisti e no.
Gli anni del dopoguerra furono particolarmente duri. Una serie di problematiche, quali il reinserimento dei reduci, la riconversione delle industrie belliche, il carovita erano i costi che la guerra aveva regalato e nel 1919 il malcontento sfociò in una serie di violente manifestazioni. Le richieste riguardavano le otto ore lavorative, i minimi salariali, la lotta alla disoccupazione. Le due camere del lavoro si riorganizzarono e Roma partecipò al biennio rosso con un moto di occupazione delle fabbriche tra cui la F.A.T.M.E, l’azienda metalmeccanica del paese. I tipografi entrarono in sciopero di sessantasei giorni.
La marcia su Roma con le devastazioni delle sedi delle organizzazioni dei lavoratori romani, sancì la sconfitta del movimento operaio, mentre Mussolini riceveva dal re l’investitura ufficiale come capo del governo.