presS/Tletter n.08-2011
LA STORIA IN PILLOLE di Rossella de Rita
Roma e gli ebrei
Il ghetto di Roma fu istituito nel 1555. La ghettizzazione era una realtà conosciuta sia in molte città italiane sia in altre parti d’Europa. L’esperienza romana fu però particolare per la durata e il suo giungere ben oltre le soglie dell’età contemporanea.
La minoranza ebraica aveva fatto parte sin dalle origini della Roma papale ma aveva vissuto sempre in uno stato di subordinazione. L’erezione del ghetto, chiuso dal tramonto all’alba, aveva peggiorato le loro condizioni e le interdizioni economiche avevano limitato le loro possibilità professionali essenzialmente al commercio e ad alcuni rami meno importanti dell’artigianato, i cui locali non potevano essere ubicati fuori del ghetto.
Le trasformazioni politiche ed economiche avvenute nel XIX secolo ebbero ripercussioni anche sulla comunità ebraica. L’elezione di Pio IX, nel 1846, sembrò segnare il cambiamento di un’epoca. Il nuovo pontefice permise ad alcuni abitanti del ghetto di alloggiare nei quartieri vicini, fece diverse elargizioni economiche e dichiarò abolito l’omaggio che i rappresentanti dell’Università dovevano rendere in Campidoglio il primo giorno di carnevale. Il 17 aprile 1848 Pio IX fece abbattere le mura del ghetto e attribuì agli ebrei i diritti civili. Tenendo conto degli aspetti sostanziali, l’atto del Papa ebbe più un effetto simbolico che non reale, continuando per gli ebrei a essere limitate le possibilità professionali e i diritti che realmente potevano esercitare. Dopo la caduta della repubblica romana, la situazione tornò pressoché quella di prima, anche senza le mura del ghetto e tale si mantenne fino alla breccia di Porta Pia, quando gran parte delle comunità ebraiche italiane erano da lungo tempo completamente libere e anzi, molti israeliti avevano preso parte attivamente al movimento politico del Paese.
L’emancipazione per gli ebrei arrivò solo con il 1870. Due ebrei, Samuele Alatri e Settimio Piperno furono eletti al Consiglio Comunale. Nel 1874 Samuele Alatri sedette alla Camera nelle file della Destra e nel 1875 fu nominato presidente del Monte di Pietà di Roma.
Nel 1904, l’inaugurazione del Tempio maggiore si pose come un segnale forte di una nuova era d’integrazione e di libertà.
Raggiunta l’uguaglianza, innalzata una loro sinagoga, gli ebrei potevano sentirsi a pieno titolo cittadini della città di cui si consideravano anche, e non a torto, i più antichi abitanti. Nel 1907 divenne per ben sette anni sindaco di Roma un ebreo, Ernesto Nathan. L’integrazione era ormai avanzata.
Nel 1938 le leggi razziali imposero agli ebrei uno statuto di assoluta inferiorità, che da una parte riportava indietro le lancette della storia al periodo che precedeva l’emancipazione e dall’altra preludeva allo sterminio che i nazisti avrebbero realizzato. Gli ebrei romani erano emancipati da meno di settant’anni, alcuni di loro avevano visto bambini il ghetto. La maggior parte viveva ancora nell’antico spazio, o tutto intorno. Il ghetto non c’era più, ma nella mente dei romani era ancora presente. Gli ebrei si trovarono ancora una volta a vivere di piccolo commercio, che continuò fino al 1940, consentendo al ghetto di sopravvivere. Con lo scoppio della guerra, fu vietato.