Nati per iniziativa di ordini religiosi con scopi caritatevoli, i Monti di Pietà hanno svolto per oltre 5 secoli il ruolo di ammortizzatori sociali. Oggi diremmo che lo scopo dei Monti di Pietà era quello di favorire l’inclusione sociale, di facilitare cioè l’accesso al credito delle classi più disagiate. Quello del Monte di Roma era “di soccorrere le persone bisognose mediante prestanze sopra alcune determinate cose mobili lasciate in pegno presso l’Istituto” (Art. 4 dello statuto).
Ma lo scopo dell’istituzione del Monte di Roma era anche quello di contrastare “l’usuraia pravità dei banchi feneratizi ebraici” che all’epoca erano particolarmente diffusi in città. Senza tuttavia volerli screditare, perché nella Roma pontificia gli interessi degli ebrei e dei cristiani erano strettamente legati. Pertanto, la presenza dei banchi di prestito ebraici non è venuta meno e l’attività esercitata dal Monte si è loro affiancata per calmierare il costo del denaro e agevolare l’accesso al credito delle classi più deboli.
Oggi potremmo dire che il Monte di Roma era nato per essere una sorta di “banca etica” che presentava un modello creditizio diverso, in cui si teneva conto dei bisogni delle persone più deboli, degli aspetti economici e finanziari, ma anche sociali e in cui, forse neppure consapevolmente, si dava vita a una forma di promozione e sviluppo del territorio, contrapposta alla tipica attività di credito esercitata all’unico scopo di speculare e trarre profitto.
Ente morale o ente economico? Entrambe le caratteristiche sono sempre state presenti nel Monte di Pietà; talvolta hanno prevalso gli aspetti benefici, provvidenziali, altre volte quelli economici in cui il Monte assumeva il ruolo di un vero e proprio strumento di politica economica e finanziaria al servizio dello Stato pontificio. In particolare, nel corso del ’700 e di buona parte dell’ ’800 lo Stato pontificio utilizzò abbondantemente le risorse del Monte per soddisfare le proprie esigenze finanziarie e monetarie, caratterizzando l’attività del Monte forse più per aspetti tipici di un Istituto di credito a servizio della Chiesa che per quelli di un’Opera pia.
Una storia tormentata quella del Monte di Roma, riflesso del travaglio politico, economico e sociale che ha coinvolto la città in quel lungo periodo storico. Ma al di là delle peculiari vicissitudini che hanno interessato il Monte e che gli hanno fatto assumere fisionomie diverse, le sue caratteristiche fondamentali originarie di prestare piccole somme di denaro a persone bisognose, non sono mai venute completamente a mancare.
A ben vedere identiche caratteristiche possono ritrovarsi anche ai tempi nostri, ad esempio nell’iniziativa di Muhammad Yunus che nel 1976 ha fondato la Grameen bank proprio con lo scopo di concedere prestiti di piccola entità ai più poveri, a coloro ai quali é negato cioè l’accesso al credito.
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha riconosciuto la validità dell’iniziativa di Yunus, e si è fatta carico del problema proclamando il 2005 “Anno Internazionale del Microcredito”. In seguito a questo impulso dell’ONU, in Italia è stato istituito un Comitato Permanente del Microcredito, oggi trasformato in Ente pubblico Nazionale, che ha per scopo proprio quello di favorire l’accesso al credito delle categorie socialmente più deboli. Una continuità storica, caratterizzata da forti disuguaglianze economiche e sociali che reclamano correttivi volti a favorire una più equa ridistribuzione delle risorse.
La ricerca della de Rita è ricca di avvenimenti e documenti, in cui la storia del Monte di Pietà si intreccia con quella della città di Roma, prima capitale dello Stato pontificio e poi del Regno d’Italia. Non sempre la gestione del Monte è stata strettamente coerente con i principi fondanti l’Istituzione, ma è però certo che il Monte è stato, in quel contesto, uno strumento efficace per favorire lo sviluppo delle classi più deboli e, in senso più ampio, del territorio.
Sono convinto che anche lo strumento del Microcredito, includendo le fasce più deboli della popolazione nel processo economico, possa favorire nel contempo anche lo sviluppo e la crescita dell’intera economia e del territorio.

Gianfranco Verzaro
(Consigliere di Amministrazione del Comitato Nazionale Italiano Permanente per il Microcredito)

DAL LOCALISMO DEI MONTI DI PIETA’
ALLA GLOBALIZZAZIONE DEL MICROCREDITO
di Gianfranco Verzaro